I grilli e il fenomeno delle mute per accrescere le dimensioni
Le mute, un fenomeno comune non solo agli insetti
Cambiare “pelle” per adattarsi al cambiamento della crescita è un fenomeno più comune di quello che pensiamo in molti esseri viventi.
Un cugino del grillo, l’astice, ma anche l’aragosta, fanno esattamente lo stesso. Altri animali mutano e cambiano pelle, o semplicemente pelo, come cani e gatti.
Tramite le mute i grilli e i crostacei accrescono le loro dimensioni
Il guscio rigido che ricopre alcuni crostacei non cresce in parallelo con la crescita dell’animale. Succede invece che, attraverso un processo specifico detto “muta”, un nuovo esoscheletro venga costruito dall’animale stesso, mentre quello vecchio viene espulso e, spesso, divorato dallo stesso animale.
Le mute continuano per tutta la vita dell’individuo, anche se, con il passar del tempo, diventano via via sempre più distanziate. In alcuni crostacei, le mute e l’accrescimento cessano quando è stata raggiunta la maturità sessuale o un determinato peso corporeo. La stessa cosa avviene per il grillo, che ad un certo punto del suo ciclo di vita smette di crescere in dimensione.
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Qualche curiosità sul cugino astice – ecdisi e mute per aumentare le dimensioni
Sono tante le caratteristiche che accomunano un grillo ad un astice.
Per esempio, i soggetti allergici ai crostacei, e quindi che non possono mangiare astici, non dovrebbero consumare insetti. Le proteine responsabili per la risposta allergica infatti sono molto simili.
In entrambi, riguardo alle mute, il processo di accrescimento è simile.
In particolare per l’astice vi è una fase iniziale preparatoria detta “proecdisi” , caratterizzata da un continuo accumulo di riserve nutrizionali e da un aumento di calcio ematico proveniente dal riassorbimento del vecchio guscio.
Anche i grilli, quando escono dal vecchio esoscheletro, se ne cibano, probabilmente per lo stesso motivo.
Dopo il distacco della vecchia cuticola dall’epiderma e la secrezione di una nuova epicuticola, l’astice è pronto per il processo di “ecdisi” vero e proprio. A questo punto l’astice cerca un ricovero protetto oppure rimane nella sua tana. Quando il guscio si apre l’animale “nudo” abbandona la vecchia corazza. Contemporaneamente l’animale assorbe acqua rigonfiandosi ed aumentando così le sue dimensioni. Nudo nella sua tana l’astice è molto vulnerabile ed indifeso, di solito in questo momento passa il tempo mangiando il vecchio carapace, assicurandosi così un adeguato apporto di sali di calcio. Durante l’ultima fase quella conclusiva, detta “postecdisi” viene secreta la endocuticola ed avvengono la calcificazione e l’indurimento del nuovo carapace. La postecdisi è la fase più lunga di tutto il ciclo della muta.
Cosa succede quando i grilli accrescono le loro dimensioni tramite le mute
Per il grillo è un pò diverso: quando abbandona il suo vecchio esoscheletro il grillo della specie Acheta domesticus appare di un colore molto chiaro, molto vicino al bianco. In poche ore assume tuttavia il colore tipico della sua specie e l’esoscheletro appare, almeno alla vista, già resistente e solido.
In allevamento non abbiamo visto il grillo ripararsi sotto terra, e la sua vulnerabilità è certamente maggiore durante le prime fasi di vita. Nel nostro allevamento abbiamo provato a contare il numero di pineadi appena nate. Il numero sembrava essere rimasto quasi inalterato sino alle seconda muta – che a 30 °C avviene circa entro 5 giorni dalla prima.
Andando avanti nel tempo, invece, il numero di grilli ci è parso diminuire notevolmente, in alcuni casi, anche di 1/3 della popolazione. Evidentemente, quando i grilli sono sprovvisti di esoscheletro robusto, si verificano fenomeni di cannibalismo nella colonia che portano ad un fisiologico calo di esemplari.